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Reggio città di serie D

Non solo la Reggina, è Reggio Calabria una città di serie D.

Accettate il nuovo corso della Reggina, perché la nuova condizione della squadra rappresenta spietatamente bene le condizioni in cui versa la Città.

La Reggina è lo specchio dei fallimenti di una Città non pericolosa né in stato di calamità, ma che non ha più nulla da raccontare e dove i quotidiani disservizi divengono l'ordinario, la risoluzione degli stessi lo straordinario.

La Reggina non trova chi sia disposto ad accollarsi i propri debiti, Reggio Calabria non trova un'amministrazione comunale degna di tale nome per assenza di classe dirigente.

"Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra" a Reggio Calabria?
È il compromesso verso il centro, il neoliberalismo conservatore dei facenti funzione che preservano lo status quo.

Ci siamo ad oggi privati dell'opportunità di un ambizioso Polo Civico per egoismi e scarsa cooperazione - del resto ne sono direttamente testimone se penso all'esperienza delle Comunali 2020 - quando quel soggetto con cui allearsi "era troppo di sinistra" e nel mentre quel soggetto "troppo di sinistra" non trovava intesa con soggetti trasversali e ha progressivamente scelto anch'esso la via del centro non ideologico, divenendo sempre più succursale del Partito Democratico, partito nonostante tutto "buono" e "da migliorare" (e solite litanie che riconfermano l'egemonia del PD anche da soggetti radicali) perché il peccato originale delle forze di sinistra dialoganti con la falsa sinistra è duro a morire.

Il mio riferimento non può che essere al Movimento 5 Stelle reggino e a La Strada, ma anche alla destra sedicente sociale sotto copertura tra le liste di Angela Marcianò, ad altri piccoli soggetti civici con buone intenzioni ma impotenti a livello di consenso elettorale.

Ed eccoci qui, con questo spaccato di esperienza diretta su quel che Reggio poteva diventare e ha rinunciato ad essere, al netto di un centrodestra e di un centrosinistra collusi e fintamente in contrapposizione, Reggio Calabria è una città non solo civicamente ma anche sportivamente morta.

E adesso i mediocri che della Reggina non hanno fatto solo una questione di amore e tifo, ma unica ragione di vita per cui valga la pena lottare, che diranno?
Comprenderanno anche loro la condizione di degrado cittadino e di esserne parte in causa?

Con una mano si batteranno il cuore al Granillo, con l'altra si rifiuteranno di chiamare le autorità di fronte a un incendio, di denunciare il pizzo, di andare alle urne e votare diversamente dalle clientele e dalle pressioni della massondrangheta?

Che il fallimento sportivo (non ancora e speriamo mai societario) della Reggina risvegli le coscienze più mediocri, quelle calcio e figa e meno male che Silvio c'è(ra), ricordando anche a queste che c'è una Città da risollevare dagli abissi con l'impegno di tutti.

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