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Finanziaria 2023: rubare ai poveri per dare ai ricchi?

Si avvicina sempre più la scadenza per l’approvazione della prossima legge finanziaria.

Il neonato governo Meloni, dopo una campagna elettorale all’insegna della “oppofinzione” al governo Draghi, proseguirà l’agenda del precedente esecutivo con ricette economiche ancora più thatcheriane e distanti dai ceti meno abbienti.

Apprendiamo da recenti bozze ministeriali quelli che saranno i capisaldi della nuova Manovra: a fronte di insufficienti aiuti contro il caro bollette (solo per redditi fino a 15.000 €) e insignificanti aumenti alla tassazione degli extraprofitti delle società energetiche (dal 25% al 35%), si promette una nuova pace fiscale e l’estensione del regime forfettario (una flat tax depotenziata) per redditi fino a 85.000 €, nonché il progressivo smantellamento del Reddito di Cittadinanza che vedrà la sua totale abolizione dal 2024.

Non deve sorprenderci che un governo di “destra-destra” (non sociale e neppure liberale) attui simili provvedimenti, deve però allarmarci il contesto socioeconomico che affronteremo con un welfare ancora più fragile: secondo un articolo del The Economist, sono previsti in Europa circa 147.000 morti per il freddo invernale, superiori alle stesse vittime civili della guerra in Ucraina e con l’Italia in testa alla classifica.

È evidente che dinnanzi a un simile scenario, già deteriorato dal drastico aumento della povertà assoluta iniziato con le politiche neoliberiste del Jobs Act, la direzione economica intrapresa dal governo non solo amplierà le diseguaglianze ma favorirà un’autentica macelleria sociale, senza esclusione di morti.

È questo il futuro che vogliamo?
Oltre che la protesta e una lotta serrata contro questo esecutivo, serve promuovere un’alternativa politica: liberiamoci dalla destra economica sotto copertura del Partito Democratico, liberiamoci dai patetici moralismi di un Terzo Polo che dovrebbe essere il principale nemico della sinistra.

Questo è il presupposto fondamentale per liberarci da quella “mafia morale” che ha sistematicamente castrato la sinistra italiana, impedendo la messa in discussione di quei dogmi economici e sociali tanto cari al capitalismo globalista e alla dottrina neoliberale.

L’esperienza francese di Melenchon ci dimostra quanto una sinistra che recupera e reinterpreta le istanze radicali, senza cedere al contempo ad anacronistici settarismi, possa affermarsi come principale forza politica di un Paese europeo.

Davanti al sicuro fallimento della “destra-destra” al governo e della destra economica fintamente all’opposizione, costruiamo assieme l’alternativa all’insegna dell’antiliberismo e di una via italiana ed europea al socialismo.

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