Referendum in Catalogna: non mi sbagliavo
Dunque chi tacciava il governo spagnolo di essere oppressivo e antidemocratico, era un anarchico o addirittura un eversore?
Ci avevo visto bene io un anno fa, e tutti coloro che si indignarono non solo per la decisione di annullare la libertà di autodeterminazione del popolo catalano, ma anche e SOPRATTUTTO per la violenta repressione della polizia nazionale.
In effetti è risaputo come l'atto di imbucare la scheda nelle urne possa costituire una minaccia credibile alla sicurezza nazionale!
Oggi quegli stessi abusi li compie la magistratura con una scellerata decisione: pene fino a 25 anni - si, leggete bene - per i promotori del referendum sull'indipendenza della Catalogna.
A incominciare da una personalità straordinariamente umana e competente come Trapero, il capo dei Mossos d'Esquadra reo di aver difeso la libertà di voto dei suoi stessi concittadini scoraggiando (neppure con la forza) l'intervento della Guardia Civil.
Oggi persino la controparte dei manifestanti a favore dell'unità nazionale dovrebbe protestare: dovrebbero scendere in piazza a migliaia contro quello che a tutti gli effetti è un latente regime autoritario.
Senza e senza ma.
E il popolo catalano dovrebbe indire una vera e propria rivoluzione contro uno Stato che anziché scegliere la via del dialogo, ha preferito la via della repressione alla stregua di una dittatura.
Questo è lo scenario (persino guerrafondaio) che auspico, se il nuovo esecutivo di Pedro Sanchez non rinnegherà la linea oppressiva portata avanti dal governo Rajoy.
Rientra nelle fantasie erotiche di chi è rimasto fermo al Congresso di Vienna, l'idea che un popolo debba sottostare e persino sottomettersi all'unità nazionale.
La Restaurazione è un capitolo che dovremmo esserci lasciati alle spalle: e di quale democrazia e libertà parliamo, altrimenti?